CTM25 : Rotta per il Sud


14 giorni – 12 pernottamenti in albergo e hotel de charme, 1 pernottamento in campo preallestito

PROGRAMMA

 

1. Marrakech. Accogolienza in aeroporto e trasferimento in città. Cena libera. Pernottamento in albergo.

 

2. Marrakech - Essaouira. Partenza verso Essaouira, che si estende su una penisola stretta e bassa le cui coste sono esposte alle forti maree invernali. Il clima è sempre mite grazie agli alisei. Essaouira ricorda per alcuni aspetti Venezia (Orson Welles girò qui alcune scene del film “Otello”). Il porto, pittoresco e vivace, attraccano i pescherecci che immediatamente scaricano il pesce per venderlo all’asta ma anche grigliarlo e consumarlo al momento. Le case sono imbiancate a candida calce e gli infissi sono blu, e l’effetto cromatico è particolarmente gradevole. Es-saouira significa “ben disegnata”, ed il nome è dovuto al fatto che la città, unica nell’antico Marocco, fu espressamente progettata e costruita nel 1764 in una posizione strategica per la sorveglianza della costa meridionale. La Sqala, i possenti bastioni fortificati, la proteggono esibendo cannoni spagnoli ormai inutilizzati. All’interno dei quartieri i suk offrono al visitatore mercanzie di ogni genere e l’incontro con la popolazione. Pranzo libero. Cena e pernottamento in un tipico riad. 

 

3. Essaouira - Taroudannt. Si percorre la bella e tortuosa strada costiera fino a Agadir. E’ la regione dell’argan, albero “fossile” che risale al terziario, endemico in Marocco. La chioma, di un bel verde scuro, è ampia e arrotondata, il tronco nodoso, tortuoso e abbastanza corto, tanto che le capre vi si arrampicano per brucare le foglie. L’olio di argan è ampiamente usato, sia in cucina che nella cosmesi. Ci si dirige nuovamente verso l’interno per raggiungere Taroudannt, la "piccola Marrakech", dalle poderose mura rossastre, con bastioni merlati alti più di 10 metri ed interrotte da cinque porte, immerse in una vegetazione di olivi giganti, palme ed eucalipti. Il mercato è animato e ricco di prodotti artigianali. Cena e pernottamento in albergo.

 

4. Taroudannt – Tiznit – Amtoudi – Icht. Tiznit è una cittadina fortificata, circondata da mura merlate, ma è soprattutto nota per il ricco mercato di gioielli e la medina. La strada poi comincia a salire sulle pendici dell’Anti Atlante tra dirupi e canyon di selvaggia bellezza. A Bou Izakarn si piega a est per raggiungere Amtoudi. Il suo granaio fortificato (agadir) è un autentico gioiello di architettura tradizionale, costruito in pietra a secco su uno sperone roccioso. L’oasi è alimentata da varie fonti e l’acqua viene distribuita alle coltivazioni secondo antichi metodi tradizionali di irrigazione. Cena e pernottamento in albergo o campo preallestito.

 

5. Icht – Tafraout. Il mattino si percorre la valle del Tamanart, la pista scorre nel letto asciutto del fiume, un tempo ricco di acque come testimiano i numerosi di incisioni rupestri risalenti al Neolitico che bordnao le sue rive rocciose. Visita dei siti più significativi. Continuazione per Tafraout, villaggio di montagna al centro di una conca circondata da montagne di granito che si tingono di rosa al tramonto. Le sue case rosate dalle terrazze decorate in calce bianca sembrano in bilico tra le rocce brune. I paesaggi ricordano quelli delle Meteore greche, addolciti dalla presenza di palme, mandorli ed olivi. Granai collettivi e piccole abitazioni rurali sono abbarbicati alle rocce dalle forme così strane che hanno ispirato l'artista belga Jean Veran che in una zona isolata ha dato libero sfogo alla sua fantasia rendendo variopinta la liscia pietra: enormi massi blu e porpora che il tempo ha un po' scolorito mitigandone la vivacità rendono, se possibile, ancor più fantastico il sito. Cena e pernottamento in albergo.

 

6. Tafraout - Tata. Partenza verso gli altipiani. In questa zona sin dal medioevo si sfrutta un’antica miniera di rame a Tazalahrt, che ha lasciato montagne di scorie nere sulle colline. La geometria delle montagne, denudate dall’erosione, è quanto di più surreale si possa immaginare. I fondovalle, attraversati dai letti asciutti dei fiumi, sono abitati e coltivati a mandorli, fichi e palme, creando un cordone verde, dove la pista sembra a tratti scorrere dentro un tunnel di vegetazione. Si scende nella “valle incantata”, stretto e sinuoso canyon con villaggi di pietra abbarbicati sulle pendici per far posto alle minuscole coltivazioni delle oasi nel letto del fiume. Cena e pernottamento in albergo a Tata.

 

7. Tata - dune di Chagaga. Il paesaggio diventa sempre più arido, ma la breve sosta a Tissint ci offre lo spettacolo inaspettato di una piccola cascata formata da un fiume dalle acque salmastre. Siamo in un angolo di Sahara, ed il fascino del deserto è avvolgente. Si procede fra dune e rocce che celano siti rupestri con incisioni di bovidi, fauna selvaggia e personaggi, testimoni di una vita possibile fino a duemila anni fa. A tratti si incontrano i letti di antichi fiumi, nei quali spunta una rada vegetazione. A Foum Z’guid si imbocca la pista che porta alle dune di Chegaga, e che attraversa il fondo liscio di un antico lago, il lago Iriki, delimitato a nord dalla muraglia del Jebel Bani. La regione è fra le più desertiche del Sud, frequentata solo da nomadi che pascolano cammelli e capre. I rarissimi pozzi sono il punto di incontro privilegiato dei nomadi e costituiscono quasi l’unica possibilità di sopravvivenza per pochi animali. Ma il deserto che tutti amano si identifica con l’erg, una sequenza di dune che si accavallano formando linee sinuose. Cena e pernottamento in campo tendato. (tende berbere)

 

8. Chegaga – Zagora – Nekob. Ci si allontana progressivamente dalle dune per costeggiare il fiume Draa, il “Nilo” del sud, che presenta uno strano fenomeno naturale: il corso diventa “invisibile” e scompare nel sottosuolo per ricomparire a pochi chilometri dalla foce. Ciò avviene a Mhamid, il “finis terrae” della valle del Draa, paesino in lotta con l’invasione della sabbia e ultima oasi della famosa valle. Dopo rocce, sabbia e tamerici ecco il palmeto rigoglioso di Zagora, “la porta del deserto”. Un cartello stradale dipinto a mano mostra un tuareg ed una freccia verso il nulla: la direzione delle carovane per raggiungere Timbuctù. Un breve giro nell’oasi di Zagora permette di comprendere il sistema intricato e complesso di un’oasi e della coltivazione a tre strati: sopra di tutto le palme, sotto gli alberi da frutta e al suolo gli ortaggi. Il palmeto ha principalmente la funzione di fornire ombra, e dunque una temperatura accettabile, alle altre piante. Dal monte Zagora, dove esistono i resti di una fortezza almoravide del XII secolo, la vista sull’enorme palmeto e lo stacco netto con l’aridità circostante valgono più di qualsiasi spiegazione. Continuazione lungo la valle, disseminata di ksar in terra. Agadir, ksar e kasbha sono frutto di un’originale architettura autoctona funzionale ad un passato in cui la difesa era la principale preoccupazione della popolazione. Disabitate, abbandonate, private del loro scopo protettivo, queste costruzioni stanno in buona parte scomparendo. Eppure sono cariche di fascino, di eleganza, di leggerezza, di gusto scenografico. I materiali di costruzione sono poveri, ma il risultato finale è ricco e la ricerca ornamentale produce complessi decori geometrici che alleggeriscono le mura e le torri conferendo all’insieme un aspetto aggraziato. La strada piega verso Nekob, con i suoi numerosi ksour in terra giallo oro e le kasbah tradizionali, in una delle quali troveremo cena ed alloggio.

 

9. Nekob – Merzouga. Si percorre una pista che si incunea tra le montagne e si ritrova il deserto, la sabbia, il silenzio. Le imponenti dune di Merzouga, un mondo di sabbia finissima, celeberrime per essere le più alte del Marocco. Pernottamento in albergo nei pressi delle dune.

 

10. Merzouga – Goulmina - Tinjdad. La pista termina sull’asfalto di Rissani, erede dell’antica Sijilmassa, la prima città islamica del Marocco (VIII sec.) e una  delle ultime oasi della valle dello Ziz, che irriga il Tafilalet, un susseguirsi di oasi e palmeti. Si passa poi da Erfoud, ex guarnigione francese, per raggiungere Goulmima. La strada attraversa numerosi villaggi e oasi alimentate con il sistema delle khettara o foggara, canali sotterranei di drenaggio dell’acqua, riconoscibili dai coni di terra allineati. Goulmina è ai margini del passaggio turistico, ma questa oasi è particolarmente interessante per le case-fortezza impressionanti per dimensioni e per le imponenti porte di accesso. Visita ad un antico Ksar. Cena e pernottamento in albergo.

 

11. Tinjdad - Gole del Todra e Dadès – Boumalne. Fino a Tinerhir si possono vedere delle strane piante, le piante-pietra o “fredolia”, così compatte e basse da sembrare sassi. Tinerhir, una delle più alte oasi di montagna, è la porta delle gole del Todra, stretto passaggio aperto dal torrente: un percorso emozionante. Si risale l’Oued fino al villaggio di Tamtattouchte: qui l’altitudine fa sparire le palme a favore di pioppi e betulle. I villaggi austeri hanno case di terra merlate di altezza impressionante. Dopo un valico a 2600 metri (condizioni metereologiche permettendo) comincia la discesa verso il fiume Dadès, che stringendosi da origine alle famose e bellissime gole omonime, fra tornanti  scavati sul fianco ripido della montagna e panorami austeri. Dopo Msemrir ritornano le piccole oasi, la valle si allarga e le formazioni rocciose disegnano sagome insolite. Questa è la regione della coltivazione della “rosa damaschina”, ed ovunque si trovato estesi roseti profumati dai quali si estraggono le essenze. Cena e pernottamento in albergo a Boumalne.

 

12. Boumalne – Ouarzazate – Marrakech. Il versante sud dell’alto Atlante offre in questa regione le montagne più belle: i colori degli strati geologici, le piccole oasi verdi, i villaggi di pietra e terra. E’ interessante il commercio dei minerali, di cui la zona è ricca, dall’ametista alla rosa del deserto, dalla barite ai geodi variopinti. Si lasciano le verdi palme spettinate per raggiungere Ouarzazate ed ammirare la casbah di Taourit, le cui torri merlate si incuneano tra le case di fango. Negli ultimi anni a Ourzazate si è sviluppata una interessante industria del cinema, che sfrutta gli splendidi paesaggi e gli altrettanto splendidi edifici della regione per riprese incentrate sul Sahara. Se il tempo lo consente breve visita del villaggio di Ait Ben Haddou. Si serpeggia tra le montagne fino a raggiungere il Tiz-in Tichka. Si scende fra vallate aspre e selvagge, terrazze coltivate con caparbietà, giochi di luce sui monti circostanti, immensi spazi a perdita d’occhio. E si arriva in un ambiente più verde, tra una vegetazione più ricca, fino a scorgere la grande piana e la Kotoubia, vanto e simbolo della leggendaria Marrakech. Pernottamento in albergo.

 

13. Marrakech. Giornata a disposizione per una visita personale della città. Marrakech sorge in una pianura nuda cui fanno sfondo le cime dell’Atlante e sembra fuori luogo con la sua muraglia rossa, il suo esuberante palmeto, la solennità dei mausolei saadiani e la sontuosità dei palazzi ricchi di stucchi. La giornata è dedicata alla visita della città, il cui cuore è Jemaa el-Fna. La piazza il mattino è il centro del commercio, affollata di bancarelle e di venditori all’asta. Dalla piazza parte il labirinto di vicoli del suk, dai magazzini pieni di stoffe, abiti e prodotti in pelle. Il pomeriggio Jemaa el-Fna è il palcoscenico per ogni sorta di esibizione, dai saltimbanchi agli incantatori di serpenti, dai ballerini ai musicisti. Intorno agli artisti che si esibiscono prospera il commercio di generi di ristoro, bevande, articoli artigianali, profumi, spezie. La notte l’affollamento non cambia, ed intensificano l’attività i ristoratori, che offrono insalate colorate, spiedini e calde zuppe, ma anche piatti tipici come le teste di montone bollite e le grandi lumache di Essaouira. E naturalmente tanto thé verde, dolce e forte, aromatizzato con profumata menta fresca. Pasti liberi. Pernottamento in albergo.

 

14. Marrakech. Trasferimento in aeroporto e rientro in Italia.


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